Il trivio

Lasciatosi alle spalle le acque del fiume custodito da una tartaruga gigante, il loro viaggio aveva un doppio scopo: ritrovare il fratello di Ilyana e, ancor più ardente, recuperare l'artefatto che aveva dato origine alla loro odissea, conducendoli fino alle porte di Thaloria.

Dopo ore di marcia, in un regno dove il sole non osa penetrare, si trovarono davanti a un trivio che sembrava burlarsi della loro determinazione. I saggi maghi del gruppo, con uno stratagemma tanto antico quanto il tempo, inviarono i loro fedeli famigli a scrutare i sentieri.

Attraverso gli occhi di questi spiriti, scoprirono a sinistra un lago congelato che custodiva un enigma: un masso con una spada conficcata, come un segreto sospirato dal ghiaccio.
Al centro, invece, la strada proseguiva, anonima e silenziosa.

Il lago ghiacciato

Guidati dalla curiosità che arde nei cuori dei valorosi, scelsero il cammino di sinistra.
Davanti a loro, il lago ghiacciato si stendeva, regno di freddo e mistero, con al centro il masso che sfidava i coraggiosi. Con passi misurati, Fejka si avvicinò, scrutando l'ambiente in cerca di insidie, ma nulla sembrava turbare la pace del luogo.

Fu Barbatos, con l'impeto che contraddistingue i nati sotto il segno del coraggio, a rompere il silenzio. Con un balzo degno delle più agili creature del mare, si lanciò verso il masso, anelando all'arma. Ma, ahimè, nel momento in cui la sua mano sfiorò la spada, dalle profondità oscure emerse un serpente di dimensioni titaniche, minaccia incarnata, che attaccò con furore.
La battaglia che seguì fu epica, una danza di vita e morte sulle note di un destino incerto. Edith, con la prontezza di chi ha stretto patti con gli elementi, eresse un muro di ghiaccio, rifugio improvvisato per i compagni. Bibella, la cui mira era oscurata dalla tensione del momento, lanciò dardi che, ahinoi, non trovarono il bersaglio.

Luxenia, credendo nella purificatrice potenza del fuoco contro la fredda minaccia, evocò due sfere di fuoco che, per un crudele scherzo del fato, la colpirono, scottandola gravemente.
Nel caos, Barbatos tentò un'audace evasione, ma il suo slancio fu vano, finendo tra le gelide acque. Bibella, nel disperato tentativo di recuperare i suoi dardi, si trovò a sua volta isolata, sull'orlo di un destino tragico, finché Martin, in un estremo gesto di fraternità, la trasse in salvo.

Quando tutto sembrava perduto, fu proprio Barbatos a porre fine al conflitto, con un colpo tanto audace quanto disperato, che trafisse il serpente, ponendo fine alla sua minaccia.
La creatura, una volta temibile oracolo di morte, giaceva ora inerme, destinata a diventare trofeo e ricordo di quella battaglia. Barbatos, con un gesto che avrebbe fatto invidia ai più grandi eroi dell'antichità, si fregiò dell'elmo ricavato dalla testa del serpente, mentre il panda, in cerca di conforto nei piaceri più semplici, tentò di cucinare un pezzo della coda, sperando che il gusto ricordasse la dolcezza della vittoria.

Nell'eco di una battaglia appena conclusa, i nostri eroi, si avviarono a ritroso nel ventre oscuro dell'Underdark. Portavano con sé i trofei della loro recente vittoria: un'arma di inestimabile valore e un elmo modellato dalla testa di un serpente gigante.

Il fomorian

Rientrati nei meandri di oscurità da cui erano venuti, gli avventurieri, ora dotati di una nuova arma e un elmo che sfidava la moda dell'Underdark, decisero di affrontare il bivio una volta di più, questa volta piegando verso destra.

Il sentiero scelto si rivelò subito un presagio di oscure vicende, avvolto in un'aura lugubre e macchiato dal sangue di ignote battaglie passate.

Il silenzio, così denso da poterlo tagliare con un coltello, fu bruscamente infranto da un urlo di dolore, seguito da una risata malvagia, gelida come il vento che si insinua nelle crepe delle rovine dimenticate.

Allargandosi il tunnel, svelò una scena da incubo: un Drow, l'elfo delle tenebre, veniva torturato e deformato da un Fomorian, un gigante dall'aspetto tanto orrendo quanto la sua anima.
Il mostro rideva, godendo della sofferenza inflitta alla sua vittima. Martin, mosso da un'impulsività compassionevole, sferrò un attacco alla creatura per porre fine a tale abominio.
Tuttavia, il gigante, con un'agilità sorprendente per la sua stazza, contrattaccò con una maledizione che mise al tappeto il ranger, privandolo di sensi.

Di fronte a tale spettacolo, i compagni valutarono rapidamente le loro opzioni, decidendo infine per una ritirata strategica. Barbatos, il goliath dal cuore tanto grande quanto il suo coraggio, si caricò il Drow in spalla, e insieme fuggirono via.

Ilyana, tuttavia, non poteva abbandonare Martin al suo destino e, con uno sforzo disperato, riuscì a rialzarlo. Ma il Fomorian, furioso per l'interruzione, scagliò un'altra maledizione che colpì la tiefling, uccidendola sul colpo.

Tornati al trivio, esausti e segnati dalle perdite, si accamparono per la notte, cercando riposo e conforto nel buio dell'Underdark.

Dopo il riposo, il Drow salvato rivelò di essere parte di un accampamento che venerava Lolth, dea delle tenebre, cercando creature da sacrificare in suo onore. Glypen, irato per le parole dell'elfo oscuro e la morte di Ilyana, decise che la giustizia doveva essere eseguita lì, sul campo, colpendo il Drow con la spada e lasciandolo agonizzante.

Il panda, appena svegliato e disorientato dalla situazione, vedendo l'azione di Glypen, scagliò una palla di fuoco contro il Drow, mettendo fine alla sua esistenza con un gesto tanto impulsivo quanto fatale.