ValleAurora

Lasciata la palude alle spalle, gli avventurieri giunsero finalmente alla prima città della loro avventura, ValleAurora. Le alte mura e i tetti di tegole rosse offrivano una vista rassicurante, un rifugio dalle difficoltà affrontate finora. Una volta entrati, il gruppo si divise per sfruttare al meglio il tempo a disposizione.

Alcuni si diressero dal fabbro per comprare oggetti utili. Tra loro c'era Bibella, che, con un sorriso malizioso, cercò di incantare l'uomo con il suo fascino, sperando di ottenere un prezioso mantello dell'invisibilità. Le sue prestazioni dubbie suscitarono qualche sguardo di disapprovazione, ma lei continuava imperterrita nella sua impresa.

Nel frattempo, altri decisero che la conoscenza era la chiave per il successo e si diressero verso la libreria per fare ricerche. Tra antichi tomi e pergamene polverose, cercarono informazioni utili per le loro future avventure.

Il Goliath e il dragonide, dal cuore tenero, si recarono invece all'orfanotrofio. Il Goliath, con la sua stazza imponente ma il cuore gentile, chiese ospitalità per la notte. Il dragonide, mosso da compassione, donò delle monete d'oro, regalando un po' di benessere ai bambini meno fortunati.

In questo contesto di relativa tranquillità, ricomparve Fejka, cavalcando la tartaruga che li aveva aiutati nell'Underdark. La fatina era visibilmente infastidita e seccata: era rimasta incastrata nel soffitto dell'Underdark e nessuno dei compagni l'aveva notato. Le sue lamentele riempirono l'aria, mentre la tartaruga sembrava curiosa di questa nuova ambientazione.

Dopo aver risolto le questioni personali, il gruppo decise di recarsi dal Borgomastro per chiedere se ci fosse qualche missione disponibile. L'uomo, con un sorriso grato, li informò che aveva proprio bisogno di qualcuno che andasse a controllare cosa stava succedendo nella miniera poco fuori dalla città. L'incarico era ben pagato, e gli avventurieri, con nuovi obiettivi in mente, si incamminarono verso la miniera, pronti ad affrontare qualsiasi sfida li attendesse.

Verso la miniera

Fejika, sempre impaziente e determinata, decise di incamminarsi prima degli altri e da sola si diresse verso la miniera. Con la sua agilità e il suo spirito indipendente, sfrecciò tra gli alberi, lasciando dietro di sé solo una scia di polvere luccicante.

Il resto del gruppo, riunito e pronto per l'avventura, partì poco dopo. Mentre attraversavano il fitto bosco, furono improvvisamente attaccati da un branco di lupi, decisi a difendere la loro preda, un cervo abbattuto di fresco. La lotta fu intensa e il gruppo, sebbene abile, ebbe non poche difficoltà a respingere i feroci attacchi dei lupi. Alla fine, con un ultimo sforzo, riuscirono a batterli, ma erano stanchi e feriti.

Finalmente, giunsero alla miniera. Fuori dall'ingresso trovarono un accampamento di minatori e, con grande sorpresa, la piccola fatina Fejika che, seduta accanto a un fuoco scoppiettante, preparava una zuppa per tutti. L'odore invitante del cibo li fece sentire subito meglio, e il gruppo si unì a lei per un meritato momento di riposo.

Seduti attorno al fuoco, gli avventurieri chiesero informazioni ai minatori riguardo a ciò che li aspettava all'interno della miniera. Tuttavia, le risposte furono vaghe e sfuggenti. I minatori, con occhi ombrosi e voci esitanti, sembravano restii a parlare dei pericoli nascosti nelle profondità. Raccontarono solo frammenti di storie su strani rumori e ombre fugaci, lasciando il gruppo con più domande che risposte.

Nonostante l'incertezza, gli avventurieri sapevano che dovevano proseguire. La zuppa calda e le stelle sopra di loro offrirono un momento di pace prima della tempesta. Con le forze ristorate e la determinazione rinnovata, si prepararono a entrare nella miniera, pronti ad affrontare qualsiasi mistero o minaccia si nascondesse nel buio.