L'avventura nella miniera
I nostri eroi si inoltrarono nelle profondità della vecchia miniera, i cui antichi corridoi erano ormai abbandonati e impregnati di un’oscurità stantia. L'aria fredda sapeva di pietra e ferro, e il silenzio era rotto solo dai loro passi rimbombanti sulle assi di legno consumato. Al primo piano, una lugubre accoglienza li attendeva: scheletri animati, le ossa scricchiolanti e gli occhi vuoti che brillavano di una luce spettrale. Ma queste creature non erano avversari alla loro altezza: la forza combinata delle spade e degli incantesimi degli avventurieri spezzò facilmente le ossa di quelle creature, e presto i resti scheletrici giacquero in frantumi ai loro piedi.
Avanzando con fiducia, i nostri eroi scesero più in basso, arrivando al secondo piano. Qui si trovava una massiccia porta di pietra, scolpita con intricate rune antiche che parevano brillare di un bagliore arcano, e un indovinello scritto in un linguaggio dimenticato che richiedeva saggezza e conoscenza per essere decifrato. Fu Luxenia, la maga dai capelli color rame e dallo sguardo acuto, a riconoscere le rune e a sussurrare con sicurezza la soluzione dell'enigma. Le antiche parole si disciolsero come fumo nell’aria, e la porta si aprì con un rombo profondo, rivelando una scala che scendeva ancora più in profondità nell’ignoto.
Il terzo piano era un intricato labirinto di passaggi rocciosi, ma ciò che subito attirò la loro attenzione fu un massiccio ascensore, purtroppo non funzionante. Tuttavia, gli occhi attenti di Edith, la ladra dalla mente affilata, notarono una lieve irregolarità nelle pareti di pietra: una finta parete che, spostata con destrezza, svelò una piccola stanza nascosta. Dentro vi era un antico sistema di leve e ingranaggi, un meccanismo ben celato che, se attivato nel modo giusto, sbloccò l’ascensore, permettendo ai nostri eroi di scendere ancora più in profondità.
Finalmente, giunsero all’ultimo piano della miniera, e ciò che trovarono era ben oltre ogni aspettativa: una vasta sala sotterranea, illuminata dalla luce danzante di torce bluastre. Nel mezzo della sala si ergevano due montagne di monete d'oro, scintillanti come stelle, tra cui si aprivano una serie di scrigni serrati da antiche serrature. Al centro di quelle due colline d’oro, su un altare di pietra nera, vi era un libro, dai simboli intagliati che sembravano pulsare come vene oscure.
Ma la ricchezza aveva un guardiano. Un drago fantasma, il suo corpo etereo che si librava sopra le monete come un'ombra vivente, apparve in un grido spettrale, avvolgendo la sala in un’aura di terrore e morte. La battaglia fu feroce: tra zanne trasparenti che affondavano senza toccare carne e soffi di fuoco che bruciavano lo spirito più che il corpo, i nostri eroi combatterono con tutto ciò che avevano. Fu solo quando il libro sull’altare venne distrutto che il drago urlò un ultimo ruggito spettrale e si dissolse in un vortice di fumo e luce.
Stremati, ma vittoriosi, gli avventurieri si gettarono sulle montagne d’oro, riempiendo le loro borse di monete preziose, il tintinnio del metallo che accompagnava le loro risate soddisfatte.