L'orfanotrofio
Le indagini degli avventurieri proseguirono con meticolosa attenzione, scrutando ogni ombra dell’orfanotrofio. Quel luogo, che sembrava inizialmente un rifugio di innocenza, rivelò presto i suoi lati più oscuri. Gli sguardi spaventati dei bambini, le strane assenze, i rumori notturni provenienti dal sottosuolo; ogni dettaglio aggiungeva pezzi al puzzle inquietante che i nostri eroi stavano cercando di completare. Fu solo dopo giorni di investigazione e interrogatori attenti che scoprirono la sconcertante verità: la suora, colei che avrebbe dovuto proteggere quelle anime innocenti, le cedeva invece a un vampiro, un antico mostro che risiedeva nei piani interrati dell'orfanotrofio, nascosto tra le ombre della struttura come un parassita.
L’orrore della scoperta accese il fuoco della giustizia nei cuori dei nostri eroi, che si prepararono per la loro impresa più cupa. Scendendo nei sotterranei, attraversarono corridoi umidi e silenziosi, con l’aria densa di paura e sangue. In fondo a quel labirinto, trovarono una camera di sacrificio: il pavimento intriso del sangue di uno dei bambini scomparsi, il suo corpo ormai perduto per sempre. Ma tra i sigilli insanguinati e i ceri consumati dal fuoco nero, il secondo bambino era ancora vivo, legato ma cosciente, con gli occhi pieni di lacrime e terrore.
Il vampiro, una figura elegante e terrificante al tempo stesso, li accolse con un sorriso affilato come le sue zanne, e la battaglia ebbe inizio. I sotterranei si riempirono di clangore e caos, tra incantesimi che illuminavano il buio e spade che si scontravano con artigli. Ma la situazione si complicò quando Edith e Barbatos, tra la tensione del combattimento e il desiderio di aprirsi un varco, decisero di trasformarsi in demolitori improvvisati. I muri di pietra crollavano sotto i loro colpi, liberando nuovi passaggi ma anche rendendo il labirinto ancora più intricato. La confusione aumentava a ogni colpo, mentre polvere e detriti cadevano dall'alto, e presto gli avventurieri persero ogni senso di direzione.
Il vampiro, veloce come un’ombra e letale come un serpente, sfruttò il disordine a suo vantaggio. Si muoveva furtivo, isolando i nostri eroi, colpendo con ferocia, e uno ad uno li ridusse in fin di vita. Le grida di dolore risuonavano nei corridoi mentre gli avventurieri, separati e disorientati, tentavano invano di comunicare tra loro. La situazione era disperata: il vampiro sembrava invincibile, la sua risata echeggiava come un'eco di morte, e tutto sembrava perduto.
Ma proprio quando la luce della speranza stava per spegnersi, gli avventurieri riuscirono finalmente a riunirsi, formando un fronte unito. Con uno sforzo congiunto, tagliarono una via di fuga e, lottando contro il terrore che li attanagliava, riuscirono a raggiungere le scale. In uno sforzo disperato, usarono l’ultimo delle loro forze per bloccare l’accesso, intrappolando il vampiro nei sotterranei bui.
Tornati all’aria aperta, con i primi raggi dell’alba che scaldavano i loro volti, gli avventurieri si diressero dalla suora. I suoi occhi bugiardi e la sua finta preoccupazione non fecero che alimentare il loro disgusto. Con le mani sporche di sangue e rabbia, la interrogarono, ma non trovarono nulla che potesse giustificare le sue azioni. Così, in un atto di giustizia brutale e definitiva, decisero che il mondo avrebbe vissuto meglio senza di lei, e con un colpo preciso e senza esitazione, la uccisero, liberando il borgo da un male che serpeggiava nascosto tra i sorrisi finti e le parole ipocrite.