Il capitano e Thaloria

Gli avventurieri, ancora con il peso della battaglia negli occhi e il fiato corto per la fuga dai sotterranei dell’orfanotrofio, tornarono infine dal borgomastro. L’uomo li accolse con sincera gratitudine, e per la seconda volta ringraziò i nostri eroi con parole calorose, quasi incredulo per la loro straordinaria capacità di affrontare le tenebre che infestavano la sua città. Gli avventurieri sorrisero, scambiandosi occhiate di soddisfazione: un’altra missione conclusa, un altro passo verso la loro grandezza. Ma il loro viaggio non era finito.

Così, dopo aver lasciato il borgomastro, si incamminarono verso il molo della cittadina. L’aria sapeva di sale e il rumore delle onde che si infrangevano contro la banchina riempiva l’atmosfera. Fu lì che incontrarono il capitano che li avrebbe portati via da quelle terre: un troll, ma non come quelli a cui erano abituati. Questo capitano era un tipo eccentrico e originale, con una barba che sembrava fatta di alghe e un occhio bendato che scintillava come una perla nascosta tra i flutti. La sua nave – se si poteva chiamare così – era una bagnarola malridotta, con assi di legno consumato e vele rappezzate in più punti. Eppure, l’entusiasmo del troll era contagioso, e senza troppe domande accettò di portarli a Thaloria, la loro prossima destinazione.

Per tre giorni solcarono le acque, ondeggiando sulle onde come un guscio di noce nella tempesta. Durante il viaggio furono attaccati da lupi acquatici, creature con pinne affilate e denti affamati, che cercavano di affondare le loro zanne nei fianchi della nave. Ma gli avventurieri, con le loro armi e magie, respinsero facilmente la minaccia, e il troll guidò la bagnarola attraverso le acque turbolente con maestria inaspettata. Nel frattempo, il panda, un altro membro curioso dell’equipaggio, passava il tempo intagliando figure nel legno: piccole sculture che raffiguravano le avventure del capitano troll, dalle sue epiche battaglie contro mostri marini alle sue audaci fughe dalle tempeste.

Finalmente, dopo giorni di navigazione e avventura, la sagoma di Thaloria si delineò all’orizzonte. Ma ciò che trovarono una volta sbarcati non era affatto ciò che si aspettavano. La città era divisa, letteralmente spezzata in due da un confine invisibile ma tangibile. Da una parte c’era il quartiere povero, fatto di case cadenti, vicoli stretti e figure ombrose che si muovevano tra la sporcizia e il fango. Dall’altra parte, il quartiere dei ricchi brillava di torri di marmo bianco e giardini lussureggianti, un’oasi di lusso dove vivevano i saggi, i nobili, e tutti coloro che avevano potere e ricchezza.

Mentre gli avventurieri si addentravano tra le strade, il contrasto tra queste due realtà sembrava diventare sempre più evidente, e l’aria di Thaloria era carica di tensione. Era chiaro che quella città celava misteri e conflitti, e i nostri eroi avrebbero presto scoperto che la loro avventura non era affatto giunta alla fine... ma stava appena cominciando.